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Sacro Cuore di Gesù
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Sacro Cuore di Gesù

Titolo: Sacro Cuore di Gesù 

Tecnica: Olio su tela

Dimensioni: Trittico,  Pannello centrale cm 233x98 _ Pannelli laterali cm 183x42

L'opera e' stata commissionata all'artista da Don Marco Cappellatoper la Chiesa di San Cristoforo di Passignano sul Trasimeno ove adesso e' situata. Trattasi di una rivisitazione della Pala d'altare della Cappella sita all'interno del Seminaro Regionale Umbro di Assisi. Nei pannelli laterali con l'aggiunta  del Santo Patrono e lo stemma del Comune si e' voluta omaggiare la cittadinanza di Passignano.

Recensione critica di Andrea Colore Soldatini ( Maestro e critico d'arte).....Conosco la genesi di quest’opera. So l’ansia di dover lavorare in formati non suoi, molto lontani e diversi da quelli a lei congeniali, e poi quelle figure, che devono andare in una chiesa, quelle figure…non le puoi cambiare, non le puoi spostare, eliminare, fargli fare qualche altra cosa….eppure devono essere diverse, nemmeno lontane parenti di quelle originali. Deve essere un dipinto che nasce da un dipinto, ma che deve sembrare mai dipinto prima. Un’impresa impossibile. Dovrebbe essere un miracolo, ecco cosa dovrebbe essere…un miracolo… Ma gli artisti, quelli veri, fanno miracoli. E la nostra Pamela Squarta il miracolo lo ha fatto. Guardando il suo lavoro sono rimasto basito: se lo avessero dipinto nel Medio Evo, sarebbe stato esattamente così. Allora avrebbero visto questo. Sono stato catapultato davanti a quest'opera, totalmente diversa dalle sue, e sono volato via, nelle chiese fatte di fredda pietra, dove dame piene di seta, pizzi e qualche ricamo sedevano su scranni di pietra, davanti a tutti, mentre dietro, molto dietro, su pancacci di legno e oltre, oltre i portoni, sui gradini di pietra, magari esposto al gelo, stavano i popolani. Tutti nel gelo assoluto, con il cuore caldo, riscaldato dalla spiritualità del momento.......... Forse per me, appassionato di storia, che ho letto degli Evi, e dei periodo immediatamente seguenti, è più facile calarmi nel tempo. Ma credo che se si guardano le opere con il cuore e con l'anima, e soltanto dopo con gli occhi e il raziocinio, la cosa funzioni per tutti. Ecco, questo lavoro è stato ed è una macchina del tempo. Inutile guardarlo e dire “brava”. E nemmeno un grazie è bastante. Bisogna salire su quel lavoro, lasciarsi trasportare, e andare indietro, indietro, molto indietro. Poi , una volta tornati, fors’anche un po' cambiati, solo allora, prendersi un po' di tempo, per ammirare le delicate pennellate che non si vedono, e che hanno creato le delicate sfumature che invece sono ovunque, la vita che figure ferme invece vivono, la spiritualità che emanano, le finezze dei tratti, e la bellezza dell’Arte vera. Allora, tornati indietro, ammireremo il quadro. Ma prima, per chi riesce, meglio fare un viaggio, perché una tale opera è un mezzo viaggiante nel tempo straordinario. Straordinario il tempo, straordinario il mezzo. E se si riesce a viaggiare, si riesce a tornare a quel dipinto, dipinto da un altro dipinto, che non è mai stato dipinto prima Un miracolo, appunto.

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